here’s how does it go

parole parole parole
i’m living in it
non so se mi piace
ora sì
forse non per sempre

Rome


rome
fornarina osserva di sbieco, le mani sul seno,
il narciso di caravaggio, in un turbine, butta anche me
lavoro non lavoro
di fronte a me villa borghese
dentro di me una selva, ancora da diradare
ora esco
black sands nel frattempo
e pecorino di chieti
fornarina che guarda, la perla in fronte, la moda di isabella
mentra caravaggio fa lei restia a tagliarli la testa
la vecchia avida

roma.
cerca la tua precoce gioventù
la tua storia imponente
io mi faccio strada contro la mia invidia
mi accontento di umili ideali

bruciano le mani
i cani dormono
io ora ho caldo
e non pecco più.

sabato


Gershwin, bowmore gli uomini ci provano con me
in serate mielose, amichevoli, appiccicose come l’estate
fresche come venti sottili, bambini, té freddo da bere
in giorni caldi, assolati, senza appeal e nuvolosi, tranquille, senza tracce.
ci provano gli uomini col passo sicuro, il fallo in mano, la certezza che farebbero colpo. ci provano uomini gentili, di una nobiltà stanca e desueta. ci provano ragazzi precoci, bambini con gli occhi azzurri, adulti dal passo felpato, il mento indietro, il petto in fuori, come piccioni.
io donne forse ne vorrei, al mio fianco. donne amiche preziose, confidenti, abbracci quando mancano altrui. ma non se ne trovano in giro. si trovano solo uomini avidi e donne impegnate, amici impossibili e amiche distratte.
ed eccomi qui, affacciata alla finestra, chiusa su un cortile interiore, così presto, così sabato sera, così sola, che penso che senza due non si può fare e la cosa mi dispiacque, chiuse una porta su dei segreti, forse mi dovrei confessare, dovrei tornare a parlare. invece, sbatto le ali.
la solitudine ci prova con me.

Pericolosa


Sono una ragazza pericolosa
uffa
ho sempre pensieri pericolosi
stupidi, convessi
creo casino quando non ce n’è bisogno
non mi fermo all’occorrenza
e la mia mente corre
più veloce della luce
a creare lustrini, casini, pitture
eva

Gli screpolava l’anima

Dopo queste fantasie, che non erano più ripide della realtà sulla quale la sua esistenza precipitava, della aridità che gli asciugava la bocca e gli screpolava l’anima, avrebbe voluto gridare e piangere;

Gli indifferenti, di Alberto Moravia

FA NIENTE!

C’è CRISI D’APPERTUTTO SI DICE COSì
http://youtu.be/QBo300G7DTM